Resilienza organizzativa delle reti d’impresa

Il concetto di resilienza abbraccia un ampio spettro di campi applicativi: dalla scienza alla psicologia infantile e comportamentale.

Si rifà alla capacità di rispondere pro-attivamente ad eventi o stati di forte stress. Il termine deriva dal verbo latino resilire dove il prefisso re è succeduto dal verbo salire “Saltare” e ci mostra fin dalla sua etimologia una profonda forza adattiva: la capacità di non subire, ma reagire alle difficoltà.

Questo valore sta acquistando sempre più rilevanza strategica nel contesto socio-economico attuale, elevando la resilienza ad un principio guida per le istituzioni moderne, intente a fronteggiare scenari dinamici caratterizzati da shock endogeni e continue evoluzioni tecnologiche in grado di ridisegnare i bisogni dei mercati e le necessità delle imprese per mantenere elevato il proprio tasso competitivo.
Non è una tangibile conferma l’acronimo PNRR, il piano per la ripresa economica italiana che vede nella resilienza un elemento fondante.

Le Reti d’Impresa, a livello strutturale sono modelli organizzativi driver di resilienza.
Le motivazioni di questa affermazione risiedono nell’interscambio di informazioni e nel patrimonio di competenze e conoscenze eterogenee in rete.

Il 5° Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulle reti d’impresa 2023 a cura di Anna Cabisogu presenta al suo interno una sezione dedicata alla Resilienza organizzativa delle Reti d’Impresa, completa di un’interessante revisione scientifica ed indagini volte a comprendere quali elementi costitutive delle Reti favoriscono il grado di resilienza.

Scopriamo assieme i tratti salienti di questo prezioso approfondimento.

LA RESILIENZA NELLE RETI D’IMPRESA

La resilienza è un concetto per sua natura multidimensionale, l’assenza di univocità ci impone una riflessione in merito alle sue varie accezioni, così da individuare gli elementi organizzativi utili alle strutture economiche, come le reti d’impresa.
Possiamo annoverare due tipologie di Resilienza: statica e dinamica.
La resilienza statica concerne l’abilità di assorbire il “colpo” provocato dall’evento, mantenendo le funzioni operative intatte e minimizzando l’impatto negativo. L’accezione dinamica, invece, si riferisce alla portata adattiva dell’organizzazione, ovvero alla capacità di adeguare perentoriamente i propri modelli operativi ai nuovi scenari alterati.

Partendo da queste nozioni e da uno studio approfondito dei maggiori esperti in materia, Iftikhar propone una classificazione delle tipologie di resilienza specifiche per le Reti d’Impresa:

  • Resilienza Proattiva: capacità di identificare ex ante le turbolenze, ovvero eventi potenzialmente negativi, prima che la capacità di funzionamento del sistema di gestione sia messa a rischio.
  • Resilienza Reattiva: capacità di reagire prontamente agli eventi dirompenti al fine di garantire una rapida ripresa delle funzionalità di base, ovvero intervenire ex post per trovare un nuovo equilibrio in un contesto inevitabilmente mutato.
  • Resilienza Dinamica: combina la tipologia proattiva a quella reattiva. Concerne un approccio che supera la mera concezione di equilibrio, per abbracciare una nuova filosofia adattiva, fortemente suggerita dagli esperti.

Le reti resilienti – dinamiche sono in grado di trasformare un evento avverso in un’opportunità di mercato, grazie ad un sistema organizzativo teso al continuo miglioramento delle competenze utili per prevenire e contestualmente superare con soluzioni innovative, le crisi.
Questa concezione richiama il noto concetto “anti-fragile” di Taleb.

RISORSE MINACCE ED OPPORTUNITÀ 

Le Reti d’impresa, data la vocazione relazionale, sono sovraesposte rispetto all’ambiente socio-economico. Tuttavia, questo non rappresenta un problema, ma una preziosa fonte di opportunità, ecco perché possiamo considerare questa fattispecie organizzativa come un modello strutturale fortemente adattivo.

Perché se da un lato è vero che le Reti sono soggette a dinamiche endogene (attori coinvolti) ed esogene (territorio di riferimento, mercati delle singole realtà, enti istituzionali), dall’altro questo modello favorisce la diffusione e la crescita di risorse indispensabili per una cultura resiliente dinamica: informazioni, competenze e processi operativi diversi e diversificati.

Quali sono le strategie organizzative necessarie per rendere una Rete resiliente?

Nell’excursus accademico-scientifico riportato dell’Osservatorio, vengono individuati tre fattori determinati:

  1. Capacità organizzative e risorse che permettono il mantenimento del vantaggio competitivo di un’impresa durante periodi turbolenti (Chahal et al. 2020).
  2. Flessibilità: la capacità di percepire tempestivamente uno shock e riprogettare le proprie strategie risorse (Chan 2003; Slack et al. 2009; Sheffi, Rice 2005; Lee, Rha 2016).
  3. Integrazione della rete: capacità di collaborare e cooperare per assicurare il regolare flusso di risorse e informazioni durante le fasi critiche ((Frohlich, Westbrook 2001; Ataseven, Nair 2017; Iftikhar 2021).

Happy Network è una Rete d’Impresa resiliente dove numerose aziende, divise in Business Unit, lavorano in stretta sinergia per cogliere importanti opportunità di business ed affrontare efficacemente le sfide dell’economia moderna.

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